L’intervento è complesso è viene eseguito da più equipe chirurgiche. Per primo si praticata l¹asportazione dell'utero e delle ovaie(isteroannessectomia), la vaginectomia parziale e l¹asportazione di entrambe le mammelle (mastectomia bilaterale).
Per costruire il fallo le tecniche sono differenti. La più utilizzata è quella di Chang e Hwang del 1984, con alcune varianti: si preleva la cute dall'avambraccio (per i destrimani il sinistro e viceversa), compresa il sottocute con l¹arteria radiale, vene e nervi satelliti. Con una parte di cute privata della porzione superficiale (epidermide) si forma un piccolo tubo che rimane all'interno del fallo, nella parte inferiore e che costituirà la parte distale della nuova uretra. Il neofallo viene così fissato in corrispondenza del clitoride, i vasi di questo unite alle arterie e vene epigastriche, al fine di assicurare il nutrimento dei tessuti ed evitare la necrosi, mentre i nervi sono uniti con quelli del clitoride, che assicurano una buona sensibilità.
Dopo 3-4 mesi, in assenza di complicanze o di restringimenti, si anastomizza il nuovo condotto uretrale all'uretra primitiva della donna. Generalmente dopo un anno, quando si desidera, all'interno del neofallo si potrà impiantare una protesi , al fine di garantire anche una certa rigidità. In molti centri, il neofallo viene realizzato con la cute sovrapubica secondo la tecnica di Pryor. In questo modo si evita la ferita deturpante dell'avambraccio e la neouretra si forma con un lembo cutaneo delle grande labbra. Gli altri tempi chirurgici sono simili al precedente. Le complicanze più temibili sono rappresentate dalle infezioni, dalle stenosi della neouretra e dalla ricrescita dei peli, quando il peeling non sia stato accurato.
tratto da: Aldo Franco De Rose, Urologo e Andrologo, Ospedale San Martino Genova - aldofdr@libero.it
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